La paga di un lavoratore dipendente, indipendentemente dalla qualifica, viene determinata dalla contrattazione collettiva nazionale e dai relativi rinnovi periodici, ed è determinata da una serie di elementi, o meglio di voci fisse, indicate nella busta paga, paga base, indennità di contingenza, terzo elemento, E.D.R., assegno supplementare e così via.
Questi elementi influiscono non solo sul risultato dello stipendio netto, ma anche sul calcolo delle mensilità aggiuntive e del trattamento di fine rapporto, e variano da un contratto nazionale ad un altro. Leggere e cercare di capire la propria busta paga è quindi di fondamentale importanza per controllarne l’effettiva correttezza in relazione alla propria qualifica professionale.
La paga, o retribuzione, base è il trattamento minimo che spetta ad ogni lavoratore dipendente in relazione alla qualifica e al livello di inquadramento, secondo quanto previsto dal contratto nazionale di riferimento. In genere si basa su un fisso mensile, ricalcolato attraverso una retribuzione che il contratto nazionale stabilisce in forma oraria o giornaliera, da sommarsi ad altre voci fisse. Nella maggioranza dei contratti, la paga base di un impiegato è giornaliera, mentre per un operaio è oraria. Gli scatti periodici della paga base sono stabiliti dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali.
L’indennità di contingenza è un’altra voce fissa che costituisce parte integrante della retribuzione di un lavoratore dipendente. In passato, la funzionalità della contingenza era quella di adeguare lo stipendio all’influenza con un incremento periodico durante l’anno, ad intervalli di tre mesi. Introdotta verso la fine degli anni Quaranta, l’indennità di contingenza era stata concepita per adeguare lo stipendio al continuo aumentare di tutte le spese che ogni persona deve normalmente sostenere, al fine di evitare che quanto percepito non fosse sufficiente per sopravvivere in maniera dignitosa.
Normalmente l’inflazione, e quindi i costi e le spese, subiscono un continuo incremento nel corso del tempo, l’indennità di contingenza era stata pensata proprio per evitare che il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti potesse diminuire a causa di una mancanza di proporzione tra lo stipendio e i costi da sostenere. All’epoca, e fino all’inizio degli anni Novanta, l’indennità di contingenza, regolata da una specifica legge, era costituita da un importo fisso unico per tutti i lavoratori, e da un importo variabile in relazione alla qualifica professionale e ai diversi settori. A seguito di un protocollo governativo, il meccanismo di incremento della contingenza è stato eliminato definitivamente, anche se molti contratti hanno mantenuto la presenza di questa voce nella busta paga, che da allora non si è più incrementata. Questo significa che l’indennità di contingenza è stata congelata ovvero, per quanto sia ancora presente in busta paga, non è stata più incrementata proporzionalmente, e il suo importo è rimasto fisso. Alcuni contratti collettivi nazionali prevedono che l’ex indennità di contingenza sia inglobata direttamente nella retribuzione base, frazionata su base oraria o giornaliera secondo quanto previsto dai diversi settori.
L’elemento distintivo della retribuzione, E.D.R., è stato aggiunto alla busta paga a seguito del congelamento dell’indennità di contingenza, ed è attualmente pari a 10,33 euro mensili. Alcuni contratti collettivi nazionali includono anche questo elemento nella retribuzione base, o nell’ex indennità di contingenza, mentre altri lo inseriscono in busta come voce singola. La paga conglobata è intesa come la somma della retribuzione base e dell’ex indennità di contingenza, che in alcuni casi, come si è detto, include anche l’E.D.R.
Il superminimo è un importo che il datore di lavoro corrisponde ad un dipendente quando intende riconoscergli una retribuzione più elevata rispetto a quanto stabilito dal contratto collettivo nazionale di riferimento.
Talvolta per stabilire l’importo del superminimo il datore di lavoro e il dipendente si accordano in via individuale, in altri casi si tratta di un accordo aziendale. In base agli accordi, viene inoltre stabilito se il superminimo possa essere assorbito in occasione degli aumenti previsti dal contratto collettivo. Un altro caso in cui il datore di lavoro potrebbe stabilire una maggiorazione della retribuzione base di un dipendente è l’assegnazione temporanea ad una qualifica e ad una mansione superiori di quelle stabilite al momento dell’assunzione.
La retribuzione può includere anche altri elementi, soprattutto legati ai diversi settori di appartenenza e ai relativi contratti nazionali. Il terzo elemento, per esempio, è un importo inserito nella retribuzione dei dipendenti del terziario e viene stabilito su base provinciale o regionale. Altri elementi particolari spettano al personale delle case di cura, ai dipendenti delle imprese di pulizia, ai lavoratori che operano su turni e così via.
Nella retribuzione sono compresi anche quegli elementi dovuti nei periodi in cui il dipendente non lavora, come le ferie, le festività e la malattia, e gli accantonamenti maturati nel corso del tempo, non solo gli scatti di anzianità, ma anche la tredicesima, le altre mensilità aggiuntive e il trattamento di fine rapporto.