Quando un’azienda assume un dipendente, è obbligata per legge ad inquadrarlo all’interno di una certa posizione, ognuna delle quali comprende aspetti come la categoria di appartenenza, la mansione svolta in azienda e la qualifica professionale. Questo documento, noto come inquadramento contrattuale, o inquadramento del lavoratore, ha lo scopo di definire con certezza la prestazione del lavoro di quel dipendente, e dunque il livello della sua remunerazione, che dovrà ovviamente essere adeguato ai tre criteri esposti. Vediamo dunque di approfondire l’argomento con una guida completa sull’inquadramento contrattuale.
In Cosa Consiste l’Inquadramento Contrattuale
L’inquadramento contrattuale è una procedura che ha lo scopo di posizionare il dipendente di un’azienda in un preciso quadro lavorativo, comprendente la categoria, la mansione e la qualifica, come già anticipato poco sopra, lo scopo di questa pratica è di definire con precisione i trattamenti economici da corrispondere al lavoratore.
Il motivo è dovuto al fatto che ogni categoria professionale possiede dei valori di riferimento stabiliti per legge dal CCNL, contratto collettivo nazionale di lavoro, dunque l’inquadramento contrattuale diventa una pratica necessaria in fase di stipula del contratto per garantire al lavoratore lo stipendio che gli spetta in base al tipo di professione che svolge, al livello della sua qualifica e alla categoria di appartenenza. Elementi che lo distinguono, per esempio, da dipendenti appartenenti alla medesima categoria ma occupanti ruoli di maggiore o minore importanza.
Come Funziona l’Inquadramento Contrattuale
L’inquadramento contrattuale può essere visto come una vera e propria scala di valori che parte dal livello sottoscritto all’interno del contratto di lavoro firmato dal dipendente e dall’azienda. Nello specifico, se un impiegato viene assunto ed inquadrato come manager, il suo stipendio di base dovrà essere sempre e comunque pari a questo livello, in base a quanto stabilito dal CCNL della categoria professionale. Questo significa che, anche nel caso in cui l’azienda facesse svolgere al dipendente dei lavori di livello inferiore, la remunerazione non potrà mai andare al di sotto della quota fissata dal CCNL e dunque firmata in sede di contratto. L’inquadramento contrattuale, dunque, è una vera e propria garanzia sullo stipendio.
Classificazione
Quando un’azienda ed un professionista firmano un contratto di collaborazione, il secondo viene inquadrato all’interno di una classificazione che comprende tre parametri, la categoria, la qualifica e la mansione. Vediamo dunque di approfondirli.
Categoria
La prima forma di classificazione prevede l’inquadramento contrattuale del dipendente in 4 categorie, operaio, impiegato, quadro, dirigente. Ognuno di questi livelli presuppone un grado di competenze e di conoscenze diverso, dunque remunerato al rialzo.
Qualifica
La qualifica è un’ulteriore specifica delle qualità e delle competenze del lavoratore subordinato. Per esempio, un impiegato può essere inquadrato come impiegato amministrativo, il che gli riconosce competenze maggiori rispetto ad un comune lavoratore appartenente a quella categoria.
Mansione
La mansione rappresenta il ruolo per il quale il dipendente è stato assunto. In questo caso, facendo l’esempio di un operaio, quel dipendente potrebbe essere stato assunto con la mansione di addetto alla manutenzione di un impianto.
Come Avviene l’Inquadramento Contrattuale
Premesso che l’inquadramento del lavoratore è obbligatorio per legge al momento della stipula di un contratto, va comunque specificato che il procedimento che porta ad ogni inquadramento non è mai banale, anzi, è piuttosto complesso e si articola in tre fasi, ognuna delle quali dovrà essere rivista anche in corso d’opera, nel caso in cui il dipendente assunto venga promosso ad un livello di inquadramento superiore.
Le fasi sono le seguenti.
Individuazione dell’attività svolta.
Individuazione delle mansioni svolte, secondo il CCNL della categoria.
Determinazione delle mansioni svolte, dunque dello stipendio corrispondente.
Volendo semplificare, il datore di lavoro deve innanzitutto individuare l’attività che intende fare svolgere all’impiegato, per poi definire la sua mansione facendo riferimento al CCNL della categoria. Successivamente, sempre facendo riferimento al contratto collettivo nazionale del lavoro, dovrà stabilire la remunerazione percepita dal dipendente in base ai tre parametri dell’inquadramento contrattuale illustrati poco sopra.
Demansionamento
Si parla di demansionamento, o dequalificazione, quando il datore di lavoro retrocede un impiegato ad un ruolo inferiore all’inquadramento contrattuale stabilito in fase di assunzione.
In questo caso, il dipendente può lamentare una retrocessione che gli impedisce di svolgere il lavoro per il quale viene pagato, e che non gli consente di sfruttare le qualifiche e le competenze specifiche che gli sono state attestate in fase di assunzione. Questa è una pratica illegale che può autorizzare il dipendente a denunciare il datore di lavoro, ma va comunque specificato che esistono delle eccezioni, come per esempio l’assegnazione marginale e non continuativa di lavori inferiori.