Ogni rapporto di lavoro dipendente è regolato da un contratto che, come qualsiasi altro contratto tra due parti, deve rispondere a norme legislative e regole precise. Uno degli elementi più importanti che caratterizzano un rapporto di lavoro è proprio il periodo di preavviso, si tratta di un periodo da osservare obbligatoriamente nel caso di risoluzione del contratto, la cui durata è stabilita dalla contrattualistica collettiva nazionale, e varia in relazione al settore, al livello di inquadramento e all’anzianità del lavoratore. Il preavviso non solo è un obbligo da parte dell’azienda, ma anche da parte del lavoratore che, nel momento in cui decide di presentare le proprie dimissioni, deve considerare che queste non hanno mai effetto immediato, ma solo al termine del periodo di preavviso stabilito dalla legge. Per questo motivo, quando si presenta l’occasione di cambiare posto di lavoro, o per qualsiasi altro motivo si decide di interrompere un rapporto di lavoro subordinato e dipendente, è necessario tenere conto del periodo di preavviso, e informarsi riguardo alle possibili conseguenze nel caso si decidesse di non osservare questo obbligo, molto spesso il rischio è quello di incorrere in una trattenuta anche piuttosto consistente dall’ultimo busta paga.
Il periodo di preavviso non è altro se non un periodo di tempo stabilito dai contratti collettivi nazionali che segue alla presentazione delle dimissioni, durante il quale il lavoratore continua a svolgere normalmente la propria attività. Si tratta di uno strumento finalizzato a tutelare il datore di lavoro, che in questo modo ha a disposizione un tempo utile per cercare, assumere ed eventualmente formare un altro lavoratore, che prenderà il posto del dimissionario, svolgendo le stesse mansioni. La maggioranza dei contratti collettivi nazionali prevedono che il preavviso decorra dal primo o dal sedicesimo giorno del mese, tuttavia è sempre opportuno consultare la contrattualistica di riferimento. Dal 2016, con le riforme previste dal Jobs Act, le dimissioni volontarie devono avvenire esclusivamente per via telematica, tramite il portale web Inps e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Il datore di lavoro ha diritto a licenziare i propri dipendenti solo in determinate situazioni stabilite dalla legge, e i lavoratori sono comunque tutelati dalle associazioni sindacali. Al contrario, un dipendente è libero di presentare le proprie dimissioni in qualsiasi momento, senza obbligo di giustificazione o di farne conoscere il motivo, ma deve rispettare e osservare il periodo di preavviso. Il numero di giorni di preavviso è variabile, e dipende sostanzialmente dal tipo di contratto, dal livello di inquadramento, dagli anni di anzianità e dalla qualifica del lavoratore. Per questo, qualunque siano la qualifica e le mansioni, prima di presentare le dimissioni è opportuno consultare il contratto nazionale di riferimento, in maniera tale da conoscere con esattezza la durate del periodo di preavviso obbligatorio. Indicativamente, il periodo di preavviso può variare da due settimane a tre mesi, in relazione al ruolo, alla qualifica e agli anni di anzianità.
Può accadere che il lavoratore, per qualsiasi motivo, non abbia intenzione di osservare il periodo di preavviso e decida di interrompere in anticipo il rapporto di lavoro. Nelle situazioni di questo tipo, il datore di lavoro è autorizzato a trattenere, a titolo di indennizzo, un importo pari alle giornate di retribuzione che sarebbero state corrisposte durante il preavviso non lavorato, trattenendole dall’ultima busta paga. L’indennità di preavviso nei confronti del datore di lavoro è stabilita dall’articolo 2118 del Codice Civile, per questo motivo si consiglia di prendere preventivamente i dovuti accordi, sia con il datore di lavoro del contratto ancora in essere che del successivo, per evitare di incorrere in spiacevoli sorprese, infatti, avviene spesso che il datore di lavoro permetta ad un dipendente dimissionario di evitare, o di ridurre, il periodo di preavviso. Quando il motivo delle dimissioni è il passaggio ad un altra azienda, talvolta l’importo trattenuto a titolo di indennizzo viene rimborsato nel successivo rapporto di lavoro, a seguito degli accordi presi. In ogni caso, se il lavoratore decide di presentare le dimissioni senza osservare il preavviso, non ha possibilità di cambiare idea e rendersi disponibile ad effettuarlo, mentre il datore di lavoro ha la facoltà di rinunciare all’indennità, e di non trattenere le giornate di preavviso dalla busta paga.
In alcuni casi il lavoratore non è tenuto ad osservare alcun preavviso. si tratta dei contratti a tempo determinato, che non prevedono la possibilità del recesso anticipato prima della data di scadenza naturale. Le uniche situazioni in cui il contratto può essere risolto prima della scadenza riguardano le dimissioni per giusta causa, o il raggiungimento di un accordo da entrambe le parti. Nel caso in cui il lavoratore, per qualsiasi ragione, si trovi nella necessità di risolvere preventivamente il contratto a termine, è necessario che informi immediatamente il datore di lavoro, al fine di trovare una soluzione che eviti l’applicazione di eventuali penalità previste dal contratto, infatti, in assenza di una giusta causa, il datore di lavoro può chiedere quale risarcimento un importo pari alla retribuzione del periodo lavorativo che intercorre prima della scadenza del contratto. Anche il contratto a progetto, i rapporti di collaborazione e gli stage non includono la necessità di un periodo di preavviso, sempre che vi sia una giusta causa, sia per il licenziamento che per le dimissioni.
In passato, per presentare le dimissioni era sufficiente redigere una lettera, e consegnarla al datore di lavoro. Dal 2016, la procedura è totalmente cambiata, e l’unica forma consentita per dimettersi è quella del modulo online. Si tratta di un metodo indubbiamente più sicuro, che tutela i lavoratori dai falsi licenziamenti mascherati da dimissioni volontarie, e che rende più rapida e precisa la procedura. Le dimissioni telematiche riguardano i lavoratori del settore privato assunti con contratto di lavoro dipendente, sia a tempo determinato che indeterminato, per procedere è necessario richiedere il codice pin personale di accesso al portale Inps, per inviare sia le dimissioni volontarie, sia la risoluzione consensuale del contratto di lavoro, utilizzando il modulo predefinito disponibile sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Considerando che le dimissioni telematiche devono essere inviate all’indirizzo di posta elettronica certificata del datore di lavoro, per il calcolo del periodo di preavviso è opportuno tenere conto della data di invio del modulo.