La contestazione disciplinare, nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato, è una sorta di ammonizione che l’azienda rivolge ad un dipendente, a seguito di un suo comportamento considerato non corretto o non consono alla relativa posizione lavorativa e al ruolo professionale.
Per legittimare un licenziamento dovuto a motivi di carattere disciplinare, è sempre necessario che sia preceduto da una serie di contestazioni, secondo quanto stabilito dalle norme legislative e dalla contrattazione collettiva nazionale.
Caratteristiche della Contestazione Disciplinare
Una contestazione disciplinare non è niente altro se non un avvertimento da parte del datore di lavoro verso un dipendente che non ha svolto la propria attività seguendo le disposizioni ricevute, oppure ha assunto una condotta non corretta o talvolta persino disonesta. Si tratta del primo provvedimento che un’azienda può prendere nei confronti dei lavoratori il cui comportamento non rispetta la natura del rapporto di lavoro, e deve essere obbligatoriamente emessa in forma scritta.
La legge stabilisce che nel caso in cui l’azienda decida di imporre al lavoratore una sanzione di qualsiasi genere, per esempio una sospensione o una multa, arrivando anche al licenziamento, deve avere inflitto in precedenza una o più contestazioni disciplinari, in mancanza di queste, qualsiasi sanzione risulta essere illegittima. Inoltre, per essere valida, la lettera di contestazione disciplinare deve indicare al lavoratore la possibilità di giustificare il proprio comportamento entro il termine di cinque giorni stabilito dalla legge, scaduti i quali l’azienda potrà adottare sanzioni e altri provvedimenti.
Lettera di Contestazione Disciplinare
Perché sia valida, la contestazione disciplinare deve corrispondere ad alcune precise caratteristiche. Per iniziare, deve essere inviata immediatamente, non appena il datore di lavoro si renda conto o venga a conoscenza della condotta inadeguata del lavoratore. Risulta essere importante la massima precisione nel descrivere il motivo della contestazione, indicando non solo l’inadempienza stessa ma anche la data e il luogo in cui è avvenuta, per permettere al lavoratore di giustificarsi o di difendersi. Inoltre, tutto ciò che viene comunicato attraverso la contestazione, non può essere modificato, i successivi provvedimenti e sanzioni dovranno sempre riferirsi agli stessi fatti indicati nella prima contestazione.
Per essere legittima la contestazione disciplinare deve riportare con precisione sia i dati relativi all’inadempienza commessa dal dipendente, che la parte del regolamento aziendale o della contrattazione collettiva che si ritiene essere stata violata. Deve inoltre invitare il lavoratore a rispondere e giustificarsi entro il termine prestabilito. Non è assolutamente ammissibile che un’azienda rilasci una contestazione generica, di difficile comprensione e con scarse possibilità di rivalsa da parte del dipendente.
Motivi della Contestazione Disciplinare
La contestazione disciplinare viene definita anche con il termine di lettera di richiamo, e svolge la funzione di ammonimento per condotte inadeguate di diverso genere. Non si tratta di un tipo di provvedimento da riservare alle gravi mancanze, ma è utile anche per segnalare al lavoratore certe piccole infrazioni che, se ripetute nel tempo, potrebbero comportare danni all’azienda o agli altri dipendenti, oltre a richiedere provvedimenti più severi.
Un esempio classico è quello del ritardo, della mancata osservanza dell’orario di lavoro e dell’assenza ingiustificata. Si tratta di comportamenti che possono danneggiare il ciclo produttivo di un’azienda e creare disagio sia nei confronti dei clienti che degli altri lavoratori.
La lettera di contestazione viene inviata tramite raccomandata ed ha un valore di avvertimento che informa il lavoratore di modificare e correggere la propria condotta, in modo da evitare il ricorso a provvedimenti più gravi. Naturalmente, non è detto che il datore di lavoro si trovi sempre nel giusto. In molti casi l’azienda può avere tutte le ragioni per inviare questo tipo di avvertimento ai propri dipendenti, ma non è raro che utilizzi questo metodo in previsione del licenziamento. In entrambe le situazioni, al lavoratore spettano sempre cinque giorni di tempo per rispondere alla lettera di richiamo e difendersi dalle accuse: una procedura che può decidere di svolgere autonomamente, oppure chiedere l’assistenza di un sindacato.
Licenziamento come Conseguenza di una Contestazione Disciplinare
La decisione del licenziamento in genere segue una contestazione disciplinare dovuta ad un comportamento assolutamente non giustificabile, per esempio un furto effettivo e comprovato o l’aver causato un danno rilevante all’azienda. Diversamente, il licenziamento potrebbe essere preceduto da una serie di contestazioni relative a colpe meno gravi ma ripetute continuamente, nonostante gli avvertimenti. Nel caso in cui le contestazioni disciplinari manchino di alcune delle caratteristiche obbligatorie, anche il licenziamento può essere impugnato da parte del lavoratore.
La procedura del licenziamento può essere portata avanti solo se il lavoratore non trova giustificazioni e argomentazioni sufficienti per essere scagionato. Infatti, la funzione della contestazione disciplinare è proprio quella di permettere al lavoratore di difendersi e di cercare di evitare di essere licenziato.
Un dipendente ha il diritto di impugnare non solo un licenziamento illegittimo, ma anche una contestazione disciplinare considerata non corretta. In questo caso può farsi assistere da un legale per impugnare la lettera di richiamo o per avanzare un tentativo di conciliazione nei confronti del datore di lavoro.
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