In questa guida spieghiamo come rispondere alla lettera di richiamo.
Affrontare l’arrivo di una lettera di richiamo da parte del vostro datore di lavoro non rappresenta mai un momento facile. Certo è che, se avete collezionato una serie di ritardi, vi siete fatti scoprire mentre utilizzavate il computer aziendale per motivi personali o avete approfittato a lungo del telefono per chiamare parenti e amici, l’evento non dovrebbe certo cogliervi di sorpresa. Comunque, qualunque siano le motivazioni che hanno causato il poco piacevole evento, sappiate che non è una situazione irreversibile e risulta essere possibile gestirla nel migliore dei modi seguendo il giusto comportamento.
Iniziamo con lo in cosa consiste la lettera di richiamo disciplinare. Molto semplicemente si tratta di una sanzione disciplinare in forma scritta che il datore di lavoro può decidere di utilizzare per riprendere il comportamento sbagliato di un suo dipendente e invitarlo a tornare sulla corretta via. Da questa semplice spiegazione, dunque, è evidente che si tratta di uno strumento utilizzato per segnalare piccole infrazioni e non per colpe gravi. Comunque sia, nonostante questo inviti a non cadere in falsi allarmismi, si deve tenere presente che una lettera di richiamo non deve mai essere ignorata. Infatti, se dovesse accadere una cosa del genere, potrebbe dare seguito a complicanze, questa volta veramente poco piacevoli e più complesse da affrontare.
Una lettera di richiamo strutturata deve necessariamente contenere alcuni elementi formali, come la specificità, ossia indicare esattamente il comportamento illegittimo e contestato, la richiesta esplicita di correggerlo e le eventuali conseguenze giuridiche a cui il dipendente va incontro se continua nell’errore. Il provvedimento deve essere adottato tempestivamente e la lettera può essere recapitata a mano o spedita tramite raccomandata.
A questo punto, una volta ricevuta questa lettera, vediamo quale risulta essere il comportamento esatto da tenere. Prima di tutto non lasciatevi andare all’ansia. Respirate profondamente e riconoscete con voi stessi l’errore compiuto. Fatto questo, affidatevi al principio del buon senso. Questo, in sintesi, vuol dire mantenere il controllo e decidere di replicare alla lettera in modo calmo e ponderato. Il vostro obbiettivo, infatti, è di mantenere dei buoni rapporti con il capo, preservando la stima e il rispetto reciproci. Ecco perché, come già accennato in precedenza, è necessario evitare di farsi prendere dal panico o disperarsi credendo di aver compromesso in modo irrimediabile la propria posizione. La lettera di richiamo è un provvedimento che si utilizza appunto per motivi non gravi.
A questo punto, considerate le ragioni e le cause, si hanno a disposizione cinque giorni per potere rispondere. Per legge è possibile controbattere sia per scritto che più semplicemente a voce. Se si opta per questa ultima soluzione, bisognerà comunicare la decisione direttamente al datore di lavoro, il quale non potrà rifiutarsi di fissare un appuntamento per ascoltare le vostre ragioni. Nel caso, invece, in cui si decida di scrivere una lettera di risposta sarà meglio mettersi nelle mani di un esperto come, ad esempio, un rappresentante del sindacato.
Portata a conclusione questa fase, non rimane che aspettare l’evoluzione della procedura disciplinare. Parlando nello specifico di tempo e di procedure da seguire, il datore di lavoro ha a sua disposizione dieci giorni per scegliere se applicare la sanzione prospettata nella lettera oppure no. Nel primo caso dovrà comunicare la decisione al lavoratore, nel secondo caso, invece, potrà accogliere le giustificazioni del dipendente e proseguire nel rapporto di lavoro. Nel caso tutto si risolva in questo modo, non è necessario trasmettere alcuna comunicazione per scritto ma, semplicemente, la questione si dovrà considerare risolta una volta scaduti il decimo giorno dal colloquio chiarificatore o dal ricevimento della lettera di risposta.
Questo è quanto accade nel caso in cui il dipendente decida di rispondere alla lettera di richiamo. Ma vediamo cosa fare nel caso in cui questo decida di non dare alcun segno. Bisogna chiarire che il dipendente non è obbligato in nessun modo a dare una risposta alla lettera del datore di lavoro. Risulta essere vero che, scegliendo di ignorare il richiamo e di rimanere nel completo silenzio, si rischia di incorrere in altre problematiche come successivi richiami e le conseguenze che ne possono derivare.
Per concludere, bisogna ricordare che, ovviamente, la lettera di richiamo non ha alcuna scadenza. Questo significa che sarebbe del tutto sbagliato credere che, avendo concluso un anno solare con due provvedimenti di questo tipo, il nuovo anno ripartirà da zero nel conteggio. Le lettere di richiamo, infatti, sono tra i provvedimenti che fanno parte dell’intera carriera professionale del dipendente. Risulta essere ovvio che anche riceverne due a breve distanza non determina una situazione troppo complessa da gestire, ma è comunque opportuno comprendere il motivo del secondo ammonimento e soprattutto se si stanno reiterando comportamenti già oggetto della prima contestazione. Detto questo, è inutile puntualizzare che il problema, o inconveniente che sia, potrebbe essere facilmente risolvibile semplicemente evitando comportamenti contestabili e mantenere sempre costanti i propri livelli di produzione. Infondo non è difficile. Il più delle volte basta lasciare i propri affari privati al tempo libero.