In questa guida spieghiamo come aprire un negozio di alimentari.
C’è una cosa a cui le persone non possono rinunciare anche in tempo di crisi, mangiare, ovviamente. Così accade che, nonostante il tempo di crisi, tutte le attività collegate al cibo non risentano, o almeno non troppo, della recessione. Per questo motivo, oggi, spiegheremo i passi necessari per aprire un negozio di alimentari come valida impresa personale e sostituzione del lavoro subalterno. Prima di iniziare, però, è necessario fare un piccolo chiarimento. Negli ultimi anni le catene dei grandi supermercati hanno, in qualche modo, ridotto il mercato dei negozi più piccoli. Una difficoltà a cui si può fare fronte diversificando la propria merce o concentrandosi su alcune specialità. Il tutto, ovviamente, cercando di trovare anche il giusto equilibrio tra qualità e prezzo.
Stabilito questo, iniziamo a capire cosa fare per aprire un negozio di alimentari di piccole dimensioni, ossia un negozio la cui superficie non superi i 250 mq.
Per iniziare, è importante sapere che con la liberalizzazione non è necessario richiedere una licenza per aprire un negozio, tranne nel caso in cui si voglia aprire una tabaccheria. Per qualsiasi altra attività commerciale al dettaglio, sempre che la superficie non superi i 150 metri quadrati nei comuni inferiori ai 10000 abitanti o i 250 metri quadrati negli altri casi, basta comunicare al comune la data di apertura del proprio negozio almeno trenta giorni prima.
Ovviamente bisogna tenere conto anche di vari elementi per fare la scelta migliore. Per esempio, il locale in questione deve avere un bagno e essere a norma con tutte le autorizzazioni, gli impianti elettrici e i sistemi di sicurezza. Inoltre, per avere maggiori possibilità di successo, deve essere posizionato in una zona residenziale e avere un piccolo parcheggio per le automobili dei clienti. Vi sono altri elementi da considerare, come la presenza di possibili concorrenti. Aprire un negozio generico di alimentari vicino a un supermercato può non rappresentare la scelta migliore.
Così, scelto il luogo e accertate la sue dimensioni, il primo passo consiste nel presentare al Comune la Scia. In molti Comuni la domanda può essere presentata anche tramite PEC, ossia la mail certificata con firma digitale. Ricordate che dopo avere ottenuto la PEC è necessario scaricare e stampare la modulistica necessaria per la tipologia di attività che volete iniziare, compilarla a mano e farne una scansione. In questo modo si ottengono i file in formato PDF destinati a formare la pratica telematica. A questo punto bisogna firmare i file con la firma digitale. Per finire spedite tutto all’indirizzo indicato dal comune. Se si decide di costituire una ditta individuale, è inoltre necessario iscriversi alla Camera di Commercio entro trenta giorni dalla presentazione della Scia. In tutti gli altri casi l’iscrizione avviene nello stesso momento in cui viene costituita la società. A questo punto, potrebbe sorgere spontanea la domanda relativamente al significato del termine Scia. Letteralmente si intende Segnalazione Certificata di Inizio Attività. In parole più semplici è quella dichiarazione che consente alle imprese di iniziare, modificare o cessare un’attività produttiva senza per questo dovere attendere i tempi e le esecuzioni di verifiche, oltre a controlli preliminari da parte degli enti preposti. La Scia deve essere presentata prima dell’inizio dell’attività.
Bisogna inoltre sapere che non è possibile vendere generi alimentari senza dei requisiti professionali precisi. Stiamo parlando della frequentazione, con esito positivo, di un corso professionale per il commercio, la preparazione o la somministrazione degli alimenti, istituito o riconosciuto dalle regione. Questo attestato, però, può essere sostituito da una vera e propria attività sul campo. Per esempio, si deve avere esercitato in proprio per almeno due anni, anche non continuativi, nell’ultimo quinquennio, l’attività nel settore alimentare o nel settore della somministrazione di alimenti e bevande. Altrettanto valido è avere prestato la propria opera, per almeno due anni, anche non continuativi, nell’ultimo quinquennio, presso imprese del settore alimentare o nel settore della somministrazione di alimenti e bevande come dipendente qualificato addetto alla vendita o all’amministrazione o alla preparazione degli alimenti o in qualità di socio lavoratore o parente o affine, fino al terzo grado, dell’imprenditore. Si ottiene via libera alla vendita alimentare anche se si è in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di laurea, anche triennale, o di altra scuola a indirizzo professionale, almeno triennale, sempre che si tratti di un corso di studi con materie attinenti al commercio, alla preparazione o alla somministrazione degli alimenti.
Un’ultima considerazione, dopo avere svolto tutti i doveri burocratici, va al lato economico. Infatti si deve tenere in conto un investimento iniziale che, nel caso il negozio non abbia bisogno di ristrutturazioni, potrebbe essere limitato. Certo è che ogni sforzo deve essere volto a mantenere gli scaffali sempre forniti per soddisfare le necessità della clientela. In questo caso i pagamenti saranno effettuati a scadenze precise di trenta o sessanta, a seconda di quanto pattuito con il fornitore. Si tratta di un elemento da considerare per gestire con attenzione le risorse di cui si dispone.