In questa guida spieghiamo come aprire un chiosco.
C’è un elemento che caratterizza e accomuna tutte le nostre città e che non presenta differenze nelle diverse regioni, si tratta del mercato di strada che con i suoi banchi variopinti e le sue molte offerte a buon prezzo, ha svolto la doppia funzione di aiutare l’economia famigliare italiana e di renderci, nel caso servisse, ancora più caratteristici agli occhi dei turisti. Nel corso degli anni, però, anche questi luoghi sono cambiati, andando a sostituire gli storici banchi, sempre piuttosto improvvisati, con dei chioschi dall’aspetto più professionale e ordinato. Trattandosi, poi, di un’attività che si svolge prevalentemente all’aperto e, quindi esposta alla varia intemperie, questa soluzione moderna e più ordinata, salvaguarda commercianti e clienti dai capricci del tempo, soprattutto nei mesi invernali.
Il chiosco, però, non trova la sua applicazione solamente nei mercati di strada. Questo, infatti, può comparire anche nelle piazze o nei punti nevralgici di alcuni quartieri, offrendo dei servizi particolari come, per esempio, la vendita dei giornali. Allo stesso tempo, però, non è insolito trovarlo anche all’interno di parchi e ville sotto forma di bar e centro ristoro. A questo punto, però, date per accertate le sue molte applicazioni, una domanda compare, quella relativa a quali passi bisogna compiere per aprire il proprio chiosco. Iniziamo con il mettere in evidenza due elementi fondamentali. Per prima cosa, questa costruzione si andrà a collocare sul suolo pubblico e, secondariamente ma non troppo, avrà una funzione commerciale. Con questo vogliamo dire che, per avviare la propria attività nel pieno rispetto delle regole, bisognerà richiedere delle licenze e dei permessi specifici al comune di appartenenza, oltre a pagare anche la tassa prevista proprio per occupazione di suolo pubblico. Ma andiamo per gradi e consideriamo la struttura stessa di questo particolare negozio.
Infatti, in base alla tipologia scelta, è possibile avere dei chioschi mobili o fissi. In modo particolare, per quanto riguarda il secondo caso, non è possibile costruire in modo autonomo, guardando solamente alle proprie esigenze e gusti, ma è fondamentale tenere sempre, e sottolineiamo sempre, le direttive della zona interessata. Si tratta di un particolare da non sottovalutare e che deve essere approfondito con attenzione in tutte le sue postille per evitare sorprese spiacevoli in seguito o in corso d’opera. Sempre per non incorrere in ritardi e blocchi, poi, ricordate che è obbligatorio seguire anche le norme igieniche e di sicurezza, sempre previste dal comune e dalla zona di appartenenza. Di pari passo con la costruzione, come abbiamo accennato in precedenza, è fondamentale ottenere dal Comune il permesso per lo sfruttamento del suolo pubblico e il permesso per lo svolgimento dell’attività commerciale scelta.
Terminate questi passaggi burocratici che, a dire il vero, rappresentano lo scoglio più grande contro il quale è possibile andarsi a incagliare, aprire la partita IVA e dare corso all’adempimento fiscale previsto dalla legge, sarà semplice. A questo punto, però, visto che si affronta il discorso sulla partita IVA e dei permessi, è necessario fare un discorso più specifico in base all’attività che si intende esercitare. In modo particolare, la specifica è richiesta nel caso si sia scelto di avere un’impronta alimentare. A fare la differenza è la scelta tra la semplice distribuzione e la somministrazione di alimenti. Nella prima casistica, per esempio, rientra la vendita di gelati confezionati e di bibite in lattina o in bottiglia. Elemento fondamentale è che non deve esserci alcuna manipolazione dell’alimento da parte del venditore. Del secondo caso, invece, fanno parte le attività di preparazione diretta da parte del proprietario come, per esempio, tramezzini, toast o pizze che, poi, saranno messe in vendita ai clienti. Questa distinzione serve per chiarire che, in caso di cibo preparato in prima persona, il titolare e i suoi lavoranti hanno bisogno di alcuni permessi particolari con cui si attestano proprie le condizioni ottimali per svolgere l’attività stessa. In modo particolare si fa riferimento a un libretto professionale rilasciato dalla Regione competente successivamente il superamento di un esame specifico. Inoltre, è anche necessario presentare la denuncia d’inizio attività alimentare. Per terminare, poi, la parte relativa ai permessi di cui munirsi, il chiosco, per sua definizione e per le limitate dimensioni non permette il consumo al tavolo. In caso contrario come, ad esempio, una struttura collocata all’interno di uno spazio verde, è assolutamente obbligatorio avere ricevuto autorizzazione dal Comune, dopo un’ispezione per verificare la presenza delle caratteristiche igieniche e strutturali necessarie.
A questo punto, però, sarete felici di sapere che aprire un chiosco per la vendita di giornali presenta delle difficoltà minori. Anche in questo caso necessita un’autorizzazione comunale che, solitamente è rilasciata entro trenta giorni dalla presentazione della domanda. Oltre a questo, però, il fortunato proprietario, non deve compiere altri passaggi burocratici. Ricordate solamente che il permesso di apertura è rilasciato tenendo conto del piano comunale sul rilascio delle autorizzazioni secondo la densità delle popolazioni e delle caratteristiche sociali di ogni zona. Senza dimenticare, ovviamente, anche la distanza da altri punti vendita della stessa tipologia.