In questa guida spieghiamo quali sono i termini per l’impugnazione del licenziamento e quale procedura bisogna seguire.
Ricevere una lettera di licenziamento non è mai un momento esaltante, soprattutto in un periodo in cui l’occupazione è diventata un problema serio. Nonostante questo, però, è bene non lasciarsi sopraffare dalla disperazione e sapere che è possibile prendere in considerazione un’alternativa. Stiamo parlando della possibilità di impugnare il licenziamento. Ovviamente perché la richiesta sia valida, è necessario seguire delle procedure precise, che andremo a spiegare proprio all’interno di questa guida. Dunque, se pensate di essere stati vittime di un licenziamento ingiusto, allora soffermatevi a leggere con attenzione quanto segue, visto che potreste trovare una soluzione, almeno in parte, ai vostri problemi.
Iniziamo con il puntualizzare che i termini del licenziamento del lavoro dipendente sono stabili dal collegato lavoro del 2010. Risulta essere opportuno sapere che le norme si applicano anche in alcuni casi particolari come il recesso del committente nei rapporti di lavoro a progetto, la cessione del contratto di lavoro avvenuta in caso di trasferimento di azienda, i contratti a termine, cioè a tempo determinato, il trasferimento del lavoratore da un’unità produttiva a un’altra.
Detto questo, però, andiamo a vedere le fasi fondamentali per impugnare un licenziamento. Prima di tutto è necessario comunicare la propria intenzione a impugnare il licenziamento in forma scritta, anche se non davanti a un giudice, e esprimere chiaramente le proprie intenzioni. Dunque, la raccomandata può essere considerata la modalità migliore per spedire il documento. In alternativa può essere utilizzata anche la PEC. Una volta fatto questo, bisognerà rivolgersi a un giudice per depositare il ricorso presso la cancelleria del tribunale. Importante, però, è non fare scadere i 180 giorni dal primo atto stragiudiziale. Il giudice, poi, si impegnerà a convocare la prima udienza entro quaranta giorni. Il lavoratore, invece, deve informare il datore di lavoro almeno 25 giorni prima della data fissata. Questo periodo di tempo, infatti, offre la possibilità alla controparte di preparare la sua strategia di difesa.
Prima di arrivare a vie legali, ossia davanti al giudice, il licenziamento deve essere discusso in sede della Direzione provinciale del Lavoro. Questo incontro ha il fine di risolvere la controversia con una conciliazione. Ovviamente sarà sempre compito del lavoratore sottoposto a licenziamento chiedere che la Direzione sia convocata almeno 60 giorni prima della deposizione ufficiale degli atti in Tribunale. Se, però, in questo periodo di tempo l’incontro non è fissato, allora è possibile rivolgersi senza indugio a vie legali, ossia riportare tutto davanti al tribunale. Comunque, sia, in questa fase iniziale si consiglia di farsi sostenere e affiancare sempre dai sindacati che, soprattutto in fase di trattativa e eventuale conciliazione, potrebbero consigliare al meglio il lavoratore.
Ovviamente, nel mondo del lavoro sono molte le ragioni che possono portare a un licenziamento. Nonostante questo il lavoratore dipendente ha sempre la possibilità di agire contro questo provvedimento. Basti pensare al caso del licenziamento per giusta causa. Per fare in modo che questo sia valido,deve essere sempre comunicato in forma scritta. Qui il datore deve esporre chiaramente le ragioni che hanno causato la sua scelta, offrendo alla controparte la possibilità di ribattere punto per punto e esporre la propria opinione. Un esempio, potrebbe essere l’accusa piuttosto grave di avere sottratto del denaro dalle case del proprio ufficio. In questo caso il lavoratore accusato ha il diritto di potere negare l’accaduto e provare la propria innocenza.
Anche in questo caso, dunque, nel caso il licenziamento sia ritenuto ingiusto, il lavoratore ha la possibilità di impugnarlo entro 60 giorni dal ricevimento dell’atto. In questo lasso di tempo, però, il lavoratore deve comunicare al datore di lavoro la sua intenzione a impugnare il provvedimento disciplinare. Nei successi 180 giorni dal momento in cui viene depositata la domanda di conciliazione, deve essere presentato anche il ricorso davanti al giudice, come spiegato in precedenza.