L’archeologo studia le civiltà antiche attraverso tracce, resti monumentali o testimonianze materiali che le culture hanno lasciato.
Individua i siti di interesse archeologico e, dopo aver fatto una ricognizione sul luogo, progetta gli interventi che ritiene necessari per verificare la natura e l’autenticità dei beni trovati.
Si occupa della direzione e del collaudo degli scavi, valorizza i beni archeologici ed elabora la documentazione che li riguarda, occupandosi anche della loro conservazione, del restauro e del trasporto.
Può allestire musei e organizzare mostre con riferimento ai beni archeologici e può assumerne la direzione.
Può avere anche la funzione di consulente tecnico, perito e arbitro, lavorare nel campo dell’editoria e della redazione di pubblicazioni e testi scientifici o scegliere la strada della didattica.
Lavora soprattutto in équipe di ricerca all’interno delle quali il singolo, dotato di alta professionalità, persegue gli obiettivi definiti dal gruppo.
L’archeologo deve possedere abilità manuale e una certa capacità di adattamento a situazioni e condizioni bioclimatiche a volte anche estreme. E’ vero, in ogni caso, che l’attività di scavo si svolge solo per trenta o quaranta giorni all’anno, generalmente nei periodi estivo e autunnale, per il resto si tratta prevalentemente di lavoro di ricerca.
Esiste anche la figura dell’archeologo subacqueo, che si occupa del ritrovamento di manufatti, relitti, opere d’arte e di tutto ciò che giace in fondo al mare.
Formazione
Per esercitare la professione di archeologo è indispensabile la conoscenza di almeno una lingua antica tra il latino e il greco; per questo motivo, sarebbe opportuno optare per studi in ambito classico già a livello di scuola secondaria di secondo grado. In particolare, si consiglia di frequentare il Liceo Classico.
La formazione deve proseguire con l’università. I corsi di laurea di primo livello relativi al settore dell’archeologia sono afferenti alle seguenti classi
-L10 Lettere
-L01 Scienze dei beni culturali
-L43 Tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali.
Dopo avere conseguito la laurea triennale, occorre proseguire gli studi iscrivendosi a un corso di laurea magistrale in Archeologia (LM2) oppure in Conservazione e restauro dei beni culturali (LM1).
L’offerta formativa è piuttosto varia e le denominazioni dei corsi di laurea sono attribuite direttamente dalle università, per cui risulta difficile elencare tutti i corsi attivati dalle varie facoltà. È consigliabile, quindi, rivolgersi direttamente alle segreterie delle università per ottenere informazioni specifiche o visitare il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Una volta terminato il percorso universitario si possono approfondire le basi ottenute, frequentando una Scuola di Specializzazione in Archeologia, che rilascia il diploma di Specialista in Archeologia, indispensabile per accedere ai concorsi per Ispettore Archeologo presso le Soprintendenze, banditi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Per essere ammessi ai corsi è necessario superare un concorso. Il numero di posti varia di anno in anno ed è possibile scegliere tra quattro indirizzi: preistorico, classico, orientale e medievale. Le scuole, di durata triennale, sono attualmente attivate presso le Università di Bari, Bologna, Catania, Genova, Firenze, Lecce, Matera, Milano, Napoli, Padova, Pisa e Roma.
Chi vuole, invece, intraprendere la carriera universitaria, deve iscriversi a un dottorato di ricerca in archeologia. L’accesso avviene previo superamento di un concorso di ammissione, bandito ogni anno dalle varie università italiane. I posti disponibili non sono molti. Il dottorato comporta due o tre anni di ricerca universitaria e l’impegno a elaborare uno studio di alto valore scientifico. Durante gli anni in cui si è impegnati nella ricerca, si percepisce una modesta borsa di studio.
Vi è, inoltre, la possibilità di frequentare corsi di approfondimento presso la SAIA – Scuola Archeologica Italiana di Atene: quest’ultima si occupa di effettuare ricerche e scavi archeologici in Grecia e nelle aree di civiltà ellenica. Essa rappresenta il punto di riferimento per tutti gli archeologi e gli storici dell’antichità che, tramite le università, il CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche o le Soprintendenze, svolgono attività di ricerca in Grecia.
L’attività didattica della SAIA si svolge attraverso la scuola di specializzazione e la scuola di perfezionamento.
La scuola di specializzazione opera nei settori preistoria e protostoria egea, archeologia e storia dell’arte greca e romana, tardo-antica e proto-bizantina, epigrafia, antichità greche e architettura antica. I corsi hanno durata triennale e sono a numero chiuso (massimo 8 allievi). L’ammissione avviene per concorso nazionale per titoli ed esami. E’ previsto il conferimento di una borsa di studio agli ammessi. Il diploma rilasciato è equiparato ai diplomi di specializzazione delle università italiane.
La scuola di perfezionamento opera negli stessi settori della scuola di specializzazione e l’ammissione avviene sempre per concorso. La durata dei corsi è annuale e al termine si consegue solo un attestato di frequenza. Principali destinatari sono gli studiosi, che intendono intraprendere una carriera presso le amministrazioni pubbliche.
La SAIA offre anche il patrocinio e il sostegno a pubblicazioni scientifiche riguardanti la civiltà ellenica.
Accesso alla professione
La professione di archeologo non è stata ancora riconosciuta legalmente, pertanto non esistono albi ufficiali a cui iscriversi.
Gli sbocchi professionali nel settore pubblico possono essere all’interno del Ministero per i Beni e le Attività culturali, nelle Soprintendenze per i beni archeologici, negli Enti Locali oppure all’interno dell’Università, come ricercatore o professore, o ancora presso il CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche. In tutti questi enti le assunzioni sono regolate da concorsi banditi molto raramente e non riescono ad assorbire, se non in minima parte, i professionisti del settore.
Risulta essere possibile anche ottenere qualche contratto come collaboratore esterno delle Soprintendenze, per incarichi di documentazione, o nei cantieri di scavo sia come libero professionista sia come socio di cooperative che offrono servizi per l’archeologia.
Molti sono gli interventi straordinari per la salvaguardia e la tutela del patrimonio artistico promossi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che offrono un’opportunità di impiego a tempo determinato, ma con inquadramenti che non riflettono la vera professionalità degli archeologi.
Il settore dei beni culturali, una volta trovato il giusto equilibrio tra finanziamento pubblico e autofinanziamento, può comunque produrre occupazione e rientri economici.